mercoledì 11 dicembre 2013

THE PERFECT MAN






Che abbia la voce di Michael Bublé, quando con il suo inconfondibile swing intona le canzoni di Natale. Calda e avvolgente, come certi abbracci nei quali saresti disposta a perdere anima e corpo e pensieri. Perché certe voci non sono semplici voci, ma modi diversi di fare l'Amore, inconsapevolmente. L'irresistibile insicurezza di Seth Cohen, che è forse l'unico uomo a cui potrei perdonare un maglioncino misto acrilico con tanto di renne e Babbo Natale annessi. Emozionale e emozionante, nella sua sensibilità sussurrata. Maldestro quanto basta, intrigante quando deve. Lo stile di Chuck Bass, sempre. Nei vestiti e nell'approccio alla vita. L'eleganza di chi parla con i gesti, la fermezza di chi è capace di sedurre la mente ancor prima dell'istinto. Audacia, convincente e coinvolgente, esasperata fino a dimostrare ancora una volta che non c'è donna che non possa essere conquistata. La sofisticata arroganza di James Dean, il suo sguardo intenso e irrisolto, la sua aria delicata e malinconica. Lui, vulnerabile ma fermo. Lui, che non deve chiedere. Mai. Il fascino enigmatico di Johnny Depp, quando fuma l'ultima sigaretta avvolto nella sua giacca di pelle nera e tra mistero e concretezza stuzzica desideri proibiti. Una mano che sfiora i capelli scuri, quel ciuffo ribelle che non è altro che l'emblema di una sfrontatezza che sa dove colpire. L'inconfondibile charme di Richard Gere in "Pretty woman", classe e garbo allo stato puro. La sua innata capacità di farti sentire una principessa, senza corona e senza castello. La carica erotica di Ryan Gosling, bello e dannato. Consapevole. La confortante emotività di cui ti veste per poi spogliarti. La nonchalance con cui ti fa vibrare, senza muovere nemmeno un dito. E che abbia il coraggio, soprattutto. Di corteggiare. Stupire. Amare.


E tenetevi pure le veline o pseudo tali. Che se proprio dovessi decidere a chi assomigliare direi con testa e cuore lei, Brigitte Bardot. Capelli selvaggi e voluminosi, una passata di eyeliner. Occhi grandi con cui scrutare maliziosamente il mondo, bocca disegnata per regalare sorrisi e amore. Erotica ed eroica, nel suo essere più profondo. Libera di esprimersi, semplicemente. Forte, non per apparenza ma per natura. Vestita di un'innocenza velata e provocante. Sensuale, ma mai volgare, nella sua irriverenza appena accennata. Perché la seduzione, a dispetto di quanto talvolta vogliono farci credere, è un'arte sofisticata che nulla ha a che vedere con l'ostentazione.  


martedì 10 dicembre 2013

QUESTO. E ALTRO ANCORA.





God save.

I sorrisi condivisi, tra la voglia di rincorrere la felicità, sempre, e il bisogno di non pensare.
I baci lenti. Rubati. Dati di notte, sotto una pioggia di stelle e un brivido che sfiora cuore e pensieri.
I messaggi improvvisi, sfuggenti, inaspettati. Sussurrati con la voce dell'insicurezza, gridati con la forza della consapevolezza. Perché tutte le parole non dette, prima o poi, cercano voce.
I tacchi, il push-up, il mascara e il fondotinta. E poi non si dica che solo gli uomini mentono. Ma sicuramente noi donne lo facciamo meglio.
La bellezza della fatica, della passione che prende forma, dei sogni che si fanno un po' più vicini, un po' più reali.
I cambiamenti, che passo dopo passo mostrano quanto fosse pericoloso rimanere fermi.
Le mani, che posandosi sulla pelle nuda coprono di sicurezze e desideri, come un cappotto di cachemire nel quale affondare anima e corpo.
Un bicchiere di vino. Uno di champagne. Intingerci le labbra, che è un po' come giocare con la seduzione, inconsapevolmente. E brindare, perché oggi non è altro che il preludio di tutto ciò che sarà.
Gli uomini che parlano. Scrivono. Chiamano. Addirittura chiedono di uscire. Che se uno vuole può, tutto il resto è una scusa. 
La complicità femminile, cosa unica e rara, come ogni privilegio degno di essere definito tale.
La capacità di sorprendersi e di lasciarsi sorprendere, di stropicciare certezze consunte e speranze per respirare anche solo per un istante la magia dell'inaspettato.
L'irriverente naturalezza di chi ha fatto della spontaneità un credo.
L'ironia e l'autoironia, che è esattamente in quella sofisticata arte, così vivida e reale, che si nasconde l'essere Donna. 
I compleanni e i non-compleanni, perché c'è sempre un motivo per festeggiare, fosse solo per celebrare i momenti che il respiro te lo tolgono. 
L'Amore, che a chi dice che non esiste glielo mostrerei io, in ogni angolo del mondo.
Le canzoni che non sono semplici canzoni, ma pezzi sparsi di cuore. E che siano dedicate, che regalare emozioni non è mai sbagliato.

God save, questo e altro ancora. La libertà, soprattutto. Di vestire i propri panni e sperimentare la bellezza del presente, che non sempre offre le carte che vorresti, ma lascia aperta la possibilità di decidere come giocarle. E con chi. Perché con le persone giuste al proprio fianco, la quotidianità può essere un viaggio meraviglioso.

A chi non smette mai di emozionarsi, a chi guarda il mondo con nuovi occhi, sempre: buona vita.





giovedì 28 novembre 2013

VOGLIO VOLERE



Voglio affondare la testa nel cuscino, le dita nella panna, le parole nel vino. Distendere i pensieri, come fossero fiocchi di neve che in una danza di eleganza e armonia vestono di bianco l'atmosfera. Cantare canzoni di Natale tra il divano e il letto, con una spazzola per microfono e una maglia informe pronta a ricordarmi che ovunque andrò, dovrò sempre rimanere fedele a me stessa. Guardare il tramonto e pensare che certi cieli non siano semplici cieli, ma pezzi di vita. Un po' come certi Amori. Contare i giorni che mancano al mio compleanno con la stessa trepidante attesa di quando ero piccola, che le cose più belle accadono a chi è ancora capace di accarezzare il mondo con gli occhi di bambina. Regalare qualcosa a qualcuno, che sia un oggetto, un'emozione o un po' del mio tempo. Semplicemente tempo, impacchettato e infiocchettato, con tanto di biglietto. Quello stesso tempo che se non si fa attenzione si rischia di dimenticarlo tra tutti i vorrei non detti e i respiri non percepiti. Voglio perdermi, tra le vie di una città e tra le righe di un libro, tra la passione e la ragione. E poco importa se non mi è concesso un filo per ritrovare la strada. Vestirmi di un maglione color cognac per poi accoccolarmi sul divano e realizzare che se certi intrecci di lana non fossero soltanto intrecci di lana, sarebbero sicuramente abbracci. Svegliarmi una Domenica mattina e fare un brunch, che forse quel tripudio di cose buone e felicità non è altro che un tentativo di giustificare la mia voglia di salato alle 11. Vivere con la confortante certezza che quelle stesse stelle in cui mi perdo con il naso all'insù, un giorno le potrò anche toccare. Voglio guardarmi allo specchio e sorridermi. Stringere la mano di un'amica e racchiudere in quel gesto tutto il Bene di questo mondo. Mangiare tra le braccia del letto una ciambella appena sfornata, con la faccia stropicciata che sa ancora di sonno e una vestaglia di seta a farmi compagnia. Scrivere, che è forse la cosa che mi piace più fare. Credere nel fato, perché certe persone in cui ti imbatti non sono semplici incontri, ma regali che la vita ti fa. Sporcarmi le mani e i pensieri, che sia per preparare un dolce o per dipingere una parete. Voglio un cappello nero e a tesa larga che incornici i miei occhi, un vestito velato che gridi eleganza e sussurri seduzione. Progettare ciò che sarà, perché quando si tratta di futuro dovremmo diventare tutti buoni architetti di sogni. Lasciarmi ispirare, da un colore e da un profumo, come se non ci fosse niente di più semplice del seguire l'istinto. Tappezzare la casa di foto per fissare ricordi sfuggenti. Essere l'eccezione anche quando mi sento la regola, la scelta e mai l'alternativa. Riempire il mappamondo di post-it con scritto "un giorno ci andrò", con la consapevolezza nel cuore che conoscere è conoscersi. 

Voglio volere, perché è solo quando sai cos'è che vuoi che non prendi tutto ciò che passa.
E se il carattere di un uomo è il suo destino, trova un perché e abbi il coraggio di farne qualcosa di grande. 



mercoledì 20 novembre 2013

TANTI AUGURI LITTLE SECRETS



Consigli. Sogni. Desideri inespressi. Tempi di vivida consapevolezza e tempi di sofisticata leggerezza. Voglia di giocare con le mani e con la mente e con il cuore, bambine ieri come oggi. Con un tocco di sensualità in più. Velata quando deve, sfacciata quanto basta. Parole libere, di emozionare e di percorrere strade non ancora tracciate, alla ricerca di quell'isola che non c'è che forse esiste solo nelle nostre speranze. Sussurrate, poetiche, erotiche. Eleganti, nel loro mantello tinto di quotidianità e fantasia. Cascate di glitter come se piovessero. Mazzi di rose e di peonie e di scarpe. Voglia, di guardare un tramonto e trattenere il fiato. Di perdersi in una gonna di tulle soffice come panna in cui affondare il dito. Di tracciare nuovi percorsi lì dove le porte si sono chiuse. L'attimo di un respiro, tra la tazza di tè bollente e la faccia ancora stropicciata. Complicità, sempre. Ironia sparsa come zucchero a velo sopra la torta di nonna. Risate scomposte fino a perdere forze e pensieri. Culotte di seta e maglia informe per sentirsi principessa di un regno che non ha un principe e nemmeno un castello. Sciroppo d'acero sopra in pancakes, ciliegina sulla torta di non compleanno. Perdere la testa, in un camerino e nella vita. Innamorarsi, di un momento, di un colore, di uno sguardo. E credere in qualcosa, che sia un Dio, l'oroscopo o una Chanel. Un'altalena di incertezze e uragani emozionali, come in tutte le storie d'Amore che si rispettino. Istinto irrefrenabile di ballare su un tavolo e bere champagne, con le gambe ancora capaci di farti sentire quanto sia bello stare al mondo. Tacchi su cui correre per andare a sfiorare le stelle nel loro punto più vivo e conquistare una Città che di notte corteggia la luna. Un abito lungo senza tempo e senza pretese. Felicità, assaporata e urlata, perché tutte le cose belle prima o poi cercano voce. Fotografie sparse, ricordi che si trasformano in pezzi di un puzzle in continuo divenire. Frivolezza che con ali di fata si posa silenziosa su parentesi che meritano attenzione. Osare e trovare il coraggio di dire punto. E a capo. Inni, a chi cambia rotta e a chi semplicemente non si stanca di percorrere sempre le stesse strade per vederle con nuovi occhi. Baci, tanti baci. Lunghi e passionali. Che non sono altro che il preludio di tutto ciò che verrà. Vivere di inizi per poi rendersi conto che le attese sono il momento del quale si avrà sempre più nostalgia. Risvegli lenti e notti insonni, perché ci sono viaggi per cui non serve alcun biglietto. La bellezza di certi tramonti, la magia di certi cieli. A cui perdoneresti tutto, perché sanno sorprenderti. Un po' come certi uomini. 

C'è stato, tutto questo. E ci sarà.
Perché chi passa da qui, per il tempo di un caffè e una pausa dal mondo, troverà sempre una casa.
E se le mie parole non fossero soltanto parole, sarebbero un abbraccio. Ovviamente.

Tanti auguri Little secrets. 



lunedì 18 novembre 2013

SERENDIPITY




I cinque euro sul fondo della tasca del cappotto di panno nero sapientemente riposto nell'armadio. L'idea impigliata tra dubbi e insicurezze, che con invidiabile leggiadria tenta di far sentire la propria voce. Il raggio di sole che fa capolino dalle fessure della finestra, nonostante il meteo avesse annunciato pioggia. E il cielo si fosse già preparato. L'ultimo quadretto di cioccolata nascosto in una credenza da cui ti aspettavi solo il vuoto. L'iPhone che si illumina, un messaggio sussurrato. Esattamente quando sentivi di essere andata avanti. O perlomeno te ne stavi convincendo. "Stasera non ho voglia di uscire". E una notte che vestendoti del suo abito tinto di mistero ti regala la serata più bella. La svolta del terzo atto, l'evento inaspettato di una giornata in cui si era scomodato anche l'oroscopo per annunciare astri avversi. Percepire l'odore del mare. L'odore del mare quando il mare non c'è. Perché è Inverno e sei in Città e allora realizzi che certi ricordi sono più concreti e vividi di qualsiasi altra realtà. Un mazzo di rose lasciato lì dove gli occhi ricercano quotidianità ma spesso vengono piacevolmente sorpresi. E poco importa se preferisci le peonie. Ci sono situazioni in cui il grido del "chi" è più forte di quello del "come". Il suono del campanello che lascia spazio a braccia in cui perdersi, mani in cui ricercare forza. A risate, che ti rendono semplicemente felice, che sia per il tempo di una tazza di tè bollente o di un salto in racconti che prendono forma tra il pavimento e il divano. Visitare un luogo mai visto e trovarsi faccia a faccia con la sensazione di averci passato un'intera vita. Vestirsi di un rossetto e pensare che non ci sia niente di più sensuale. Sperimentare il dolce con il salato, in cucina così come nella vita, con i sensi e con i pensieri, con le mani e con la mente. Il cuore che ricomincia a battere proprio quando eri certa di aver dimenticato che cosa volesse dire sentire le farfalle nello stomaco. E credere in qualcosa, qualcuno. Un sogno, un colore, un amore. Un maglione della nuova collezione che ti fa l'occhiolino mentre tu continui a ripeterti con suadente fermezza che oggi no, non compri niente. Anche se sai già come andrà a finire. Perché certi copioni li ripeterai all'infinito, non cambiano. Un po' come certi uomini. Quei biglietti del treno che compri nell'istante racchiuso tra un respiro e un atto di consapevolezza, per andare alla ricerca di emozioni che non sai nemmeno dove ti condurranno. Ma è comunque confortante sapere che ci saranno. Oggi come domani. Una lettera dimenticata nel primo cassetto di un comodino ormai custode di segreti e confidenze. La bellezza di camminare lungo strade frenetiche e affollate, per poi imbattersi in vicoli che hanno tutto il sapore di tempi passati. Apprezzare la confortante compagnia di un'aria gelida che si scontra con l'innocenza di guance troppo rosse. Innamorarsi di un punto di rosa. Fermarsi. Respirare. Assaporare tutto il Bene che ci circonda, in silenzio. E farne qualcosa di straordinario.


Serendipity, far scoperte piacevoli per puro caso. Quel trovare qualcosa mentre se ne sta cercando un'altra. Che forse è semplicemente l'incalzante sceneggiatura di qualsiasi esistenza. Compresa la mia.



giovedì 7 novembre 2013

TEMPO, DI VIVERE E SOGNARE



Il tempo, di distendere le gambe e i pensieri, come se non ci fosse mai stato niente di più strettamente necessario ed inspiegabilmente difficile. Di fare e disfare una valigia, sentendomi in viaggio, sempre. Di  correre dietro alle emozioni perdendo fiato e speranze, che quelle si sa, non avvisano. Passano, maestose e silenti, e non si può far altro che seguirle. Tempo di ascoltare musica e percepirla in ogni singola nota, fino a sentire il grido rotto di corde dell'anima troppo spesso dimenticate. Di preparare pancakes e finalmente comprare lo sciroppo d'acero, che in cucina non sono brava ma nelle idee ci metto passione. Di ignorare ogni tipo di sveglia e assaporare quei "cinque minuti in più...", che tanto io sono in ritardo anche quando cerco di essere in anticipo. Di leggere un libro, accoccolata sulla sabbia, tra suoni che riecheggiano notti proibite e un velato profumo di libertà. Di concedermi venti secondi, venti secondi di folle coraggio condito con un tocco di audacia imbarazzante. E farne qualcosa di grande. Tempo di stendere lo smalto e rimanere immobile sul divano, senza l'impellente bisogno di andare a sbattere contro oggetti nel raggio di cinque chilometri. Di dimenticare che giorno sia oggi perché è sempre il momento giusto, per qualsiasi cosa. Di ricordare, senza l'aiuto di foto, di agende ormai consunte o di improbabili post-it seminati in ogni angolo della casa. Di baciare, con forza e dolcezza, fino a scuotere da un lieve sonno ogni centimetro di pelle. Di sbattere le ciglia al ritmo di frivole intenzioni e passare una mano tra i capelli, che non c'è uomo che non possa essere conquistato. Di amare e se possibile anche essere amata, sperando che un giorno le due volontà trovino il modo di sincronizzarsi. Un po' come la testa e il cuore. Il tempo di pensare. Di ballare, come se non esistesse niente di più facile, e lasciarmi guidare da quel frenetico trasporto che è energia allo stato puro. Di alzare il mento e sgranare gli occhi di bambina, perché la verità è che viviamo in una terra baciata dalla bellezza. E a chi dice che non è vero io tutta quella magia gliela mostrerei. Di chiamare chi si sogna e cercare chi ci manca. Di abbattere muri e sconfiggere mostri. Quelli insidiati nelle mie insicurezze, soprattutto. Di mangiare lo zucchero filato e sporcarmi le mani e ridere in maniera scomposta. Tempo di cercare il mare, anche d'inverno. Di improvvisarmi ballerina, tra il divano e il letto, tra l'elegante compostezza e la sofisticata leggerezza dell'essere. Di rigirarmi nel letto una mattina qualsiasi, con gli occhi ancora stropicciati e la testa che va, alla ricerca di chissà quali sogni, chissà quali idee. Di guardare le stelle con il naso all'insù, che nei desideri bisogna imparare a crederci. E non solo la notte di San Lorenzo. Di mettermi un'ampia gonna di tulle e sentirmi principessa, senza regno e senza principe. Di prendere un biglietto e partire, con la vivida consapevolezza che il viaggio vale più della meta. Di perdermi, per poi ritrovarmi, perché perdersi è necessario. Tempo di emozionarmi. Cantare. Regalare un po' d'Amore, che è forse l'unica cosa che ci salverà.

Non chiedo altro che tempo.
Tempo di percepire il tempo. E quando necessario, dimenticarlo.
Sempre ricordandomi di vivere. Che i momenti non sono scanditi dalle lancette, ma dai battiti del cuore. E dalle sensazioni che il respiro te lo tolgono. 





mercoledì 30 ottobre 2013

IL MIO HALLOWEEN.


Un vestito di pizzo, che copra quel che vuole e dica quel deve. Unghie nere per osare, labbra rosse per baciare. Capelli lunghi e sciolti e lasciati al caso, quanto basta per aprire le danze della seduzione. Erotici, nel loro impercettibile gioco di movimenti, sensuali, nella loro essenza più profonda. Una, dieci, cento passate di mascara per lo sguardo di chi ha imparato che con gli occhi si gioca, si ama. E si parla, sempre. Un mantello in cui nascondere le fragili insicurezze di un animo sfuggente, una maschera che accompagni con misteriosa eleganza lineamenti sapientemente disegnati su un volto tutto da scoprire. Tacchi con cui correre, ballare e sentirsi viva, ancora una volta. Tacchi con cui conquistare una Città che tra vicoli e stradine e aria pungente e luci, si carica di una magia che riscalda il cuore e inebria la mente. Malinconica sì, ma sofisticamente ammaliante, suggestiva nelle sue vesti insolite. E tu ne sei padrona, anche solo per una sera. Una clutch per esprimere la frivolezza di Donna, caramelle con cui riempirla per non tradire quello spirito di bambina alla continua ricerca di spazi in cui prendere forma. Tre gocce di profumo: due sul collo, una sui polsi. Che una scia di aromi soavemente composta accompagni  ogni passo. Verso l'ignoto. Canzoni che scorrono sotto la pelle e vanno a toccare corde lasciate in un limbo di emozioni soffocate per troppo tempo. Una cena con le amiche. Tavola imbandita a dovere, candele sparse  in un gioco di atmosfere e colori, crostini da sfornare, zuppe da improvvisare, voglia di condividere e sperimentare. Risate con cui esorcizzare ogni pensiero, mani in cui cercare conforto, abbracci da regalare come se non ci fosse niente di più prezioso. Un calice di vino, dove intingere le labbra e assaporare lentamente il preludio di tutto ciò che di bello il futuro riserverà. Sentirsi sorelle, guerriere, streghe. Senza cappello e senza poteri. Unite, in un legame viscerale e profondo. Emozionali e emozionanti, in ogni centimetro di pelle. Lontane da compromessi, lontane da inibizioni. Vivere di sensazioni, aggrapparsi alla tenace convinzione che l'istinto sia in grado di sciogliere questioni difficili da comprendere ma semplici da percepire. E osare, sfrontatamente osare. Per una notte e forse mai più.

Dolcetto o scherzetto?
I mostri, di qualunque tipo e di qualunque natura, non si celebrano, si sconfiggono.
Quindi che sia Halloween. Ma a modo mio.


martedì 29 ottobre 2013

"LUI NON E' STRONZO, SEMPLICEMENTE NON GLI PIACI"



Non esistono uomini feriti, confusi, indecisi, immaturi. Non esistono uomini disillusi, fortemente temprati da esperienze passate, incapaci di amare e di farsi amare. Non esistono uomini desiderosi di spazi e di tempo e di riflessioni e di pause e di esperienze nuove. Non esistono iPhone che al momento meno opportuno non ricevono il segnale, messaggi difficili da inviare, parole non dette per vergogna o orgoglio, regole che frenano lo scorrere dei sentimenti, appuntamenti non chiesti, silenzi assordanti, bugie buone, crisi di mezz'età all'alba dei vent'anni, problemi di comunicazione.
Gli uomini semplicemente si dividono in due grandi categorie: quelli a cui piaci e quelli a cui non piaci.


Per chi ancora consuma tacco 12 e speranze correndo con ostinazione dietro ad un treno deciso a non fermarsi.
Per chi guarda incessantemente il cellulare con la stessa trepidante attesa di un bambino il giorno di Natale, alla ricerca di parole che riescono a trovare motivo d'esistere solo nell'immaginazione.
Per chi preferisce rifugiarsi nei sogni e nei ricordi e nei pensieri piuttosto che prendere uno schiaffo dalla realtà. Nuda e cruda. E imparare a rialzarsi.
Per chi tra un sospiro e un "questa è l'ultima volta" si è ritrovata protagonista di un gioco costruito su  abitudini malsane e tentativi vani. 
Per chi di notte mette a nudo i segreti più profondi, lasciandoli poi scivolare via con l'arrivo dell'alba di un nuovo giorno.
Per chi ha fatto del sentimento una velata condanna.
Per chi ha deciso di perdonare, pur calpestando la propria dignità.
Per chi ha paura di perdere qualcuno o qualcosa che in realtà non ha mai avuto.
Per chi non riesce a dire punto. E a capo.


Esistono uomini che scrivono. Chiamano. Regalano fiori. Baciano. Addirittura parlano. E tu, Donna, che nella vita non hai deciso di dedicarti al recupero di casi umani, fermati. Respira. Ricomincia. Da te. Impara a pretendere di più e di meglio, libera da insicurezze e slanci di autocommiserazione. Fai tua l'Arte dell'ottenere ciò che vuoi e non ciò che pensi di meritare, perché le percezioni ingannano ma i desideri, soprattutto quelli più inconfessabili, no. Mai. Esci allo scoperto, che le paure esistono solo per essere sconfitte. Allontana le mani dalla tastiera, qualsiasi tastiera in grado di inviare domande ma incapace di dare risposte, e vivi con leggerezza. Plana sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore. Lui non è uno stronzo, semplicemente non è innamorato. E sempre tu, Donna, senza di lui non sei Donna a metà. 
Perché l'amore è questo: la cornice impercettibile della vita di chi ha imparato a bastarsi da sola. Senza "se" e senza "ma".

I veri Uomini ci provano. Le vere Donne resistono.
E quando necessario, sì, si lasciano travolgere. 




lunedì 21 ottobre 2013

"A" DI AMICA



La certezza, la confortante consapevolezza che non si è soli. Mai. La risposta su whatsapp alle tre del mattino, quando tutti dormono tranne le emozioni. Che quelle si sa, corrono sempre, veloci. Il "mi manchi" che non ha bisogno di essere pronunciato. E il "ti voglio bene" che invece sì, non vuole farsi dimenticare. L'atto di fede. Che certi legami viscerali non si spiegano, semplicemente si vivono. La canzone cantata a squarciagola in macchina, tra un soffio di libertà e un pizzico di sofisticata ironia. E chi se ne frega se sei stonata e non sai la metà delle parole e l'artista è imbarazzante. La risata scomposta, che parte dal cuore e la senti fitta e vivida nello stomaco, come un pugno che non fa male. Il consiglio sincero, che si tratti di una caduta di stile o dell'ennesimo ragazzo sbagliato. Il caffè che fa da cornice ad un pomeriggio di chiacchere. Ore che si fanno evanescenti, voglia di ritrovarsi, bisogno di non pensare. L'errore per cui vale la pena mettere da parte l'orgoglio. E imparare a chiedere scusa. Il momento che vorresti fosse racchiuso in una foto e la foto che riesce a evocare emozioni palpabili, anche a distanza di anni. La vacanza desiderata e assaporata fino all'ultima traccia di occhiaie, tra la felicità di gesti naturali e notti proibite dove anche la luna custodisce i segreti. L'armadio a cui rivolgersi in caso di emergenza, la spalla a cui affidare ogni fragilità. La candelina sulla torta di non compleanno. La trasgressione, perché le pazzie si fanno in due. E meritano sempre i loro applausi. Il profumo che riconosceresti in mezzo ad altri mille. La disarmante complicità, che non si inventa e non si costruisce. Esiste, inspiegabilmente. L'aiuto in cucina, quando hai voglia di impastare, giocare con la farina, sfornare cose buone che sanno di frivolezza e semplicità. La mano che tiene la tua mano. E se necessario anche la fronte. L'istinto e la passione, la forza e l'intuito. Perché le sensazioni no, non sbagliano mai. La pazienza. Di ascoltare, comprendere e spronare. Il biglietto del treno improvvisato, che mai nessun programma regalerà il brivido dell'inaspettato. Il pomeriggio tra film, popcorn e serenità. Emozionale e emozionante, vero nel suo sapore di quotidianità. Il bicchiere di vino condiviso, il brindisi che vorresti ripetere all'infinito. Il futuro da scrivere insieme, il cercarsi in ogni istante tinto di bellezza. Sentirsi a casa, sempre. La testa. Ma soprattutto il cuore. 

L'Amica. Che è questo e non solo.
L'Amica. Che nulla ha a che vedere con mode temporanee.
L'Amica. Che senza, forse la vita sarebbe una vita a metà.

A chi c'è stata, c'è e ci sarà. Grazie.




mercoledì 16 ottobre 2013

INNO AGLI INIZI




Il primo bacio.
La prima amicizia. Vera.
Il primo cappuccino della giornata. Di ogni giornata.
La prima nota del tuo primo concerto. E la senti dentro. E ti trafigge. E ti emoziona.
Il primo paio di tacchi.
Il primo esame.
Il primo viaggio con gli amici.
I primi occhi in cui ti perdi.
Il primo passo. Verso i sogni, quelli più sentiti.
Il primo libro. 
La prima lettera, custodita gelosamente in un cassetto. E nel cuore.
Il primo dolore. Che non è mai l'ultimo.
Il primo acquisto fatto con i tuoi soldi. Che ti fa sentire grande.
Le prime lacrime. La prima spalla su cui piangere.
La prima passeggiata tra le strade di Parigi. Ed è subito magia.
La prima porta che si chiude. Il primo portone che si apre.
La prima volta che ci si perde, per poi ritrovarsi. Perché perdersi è necessario.
La prima serata in discoteca. E le gambe che muovendosi ti fanno capire che cosa significhi sentirsi viva.
I primi esperimenti in cucina.
La prima volta in cui ti rialzi. E credi in te stessa.
La prima voglia di indipendenza, la prima ricerca di libertà.
La prima risata scomposta. Il primo abbraccio.
La prima canzone, cantata a squarciagola. E la prima, dedicata.
La prima volta in cui realizzi che anche la follia merita i suoi applausi.
Il primo successo, personale. Ma condiviso.
Il primo dolce. Fatto con le tue mani.
Il primo batticuore. La prima inevitabile delusione.
La prima pioggia. Che ti fa venire voglia di ballare.
La prima volta in cui ascolti il cuore. E abbandoni la testa.
Il primo mare. Il primo tramonto. E non vorresti essere in nessun altro posto, se non lì.



La prima volta, che non è mai l'ultima.
La prima volta e tutte quelle che non ci sono ancora state, perché ogni cosa ha un suo principio.
La prima volta, che è bella proprio perché è la prima.

Siamo tutti in balia di inizi in continuo divenire, anime vaganti alla ricerca di piccoli istanti di felicità capaci di spiegare quanto sia bello stare al mondo. Fosse anche solo per il brivido di un'emozione.